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Jack London ci porta quasi alla fine dell'umanità un virus letale che stermina quasi tutti e come sempre in questo genere di racconti l'attenzione si concentra su come l'umanità riesce a dare il peggio e il meglio in queste situazioni , ma alla fine il virus peggiore è l'uomo . Un racconto dei primi del 900 ma molto attuale sia.come storia che come genere , mi è piaciuto molto .

Attraverso la serie di racconti da cui è formato il libro ci porta a riflettere sui fatti quotidiani. Ci si trova a riflettere quasi senza accorgersene . Malattia ,lutto ,le piccole consolazioni che ci concediamo Michela Murgia ci porta a riflettere in modo naturale su come sopravviviamo al quotidiano .

Questo libro avrei dovuto leggerlo tutto d'un fiato perché secondo me è così che si può apprezzare meglio il fiume senza sosta che è il dialogo fra i due . Io purtroppo leggo un modo molto frammentato ed è stato più difficoltoso tenere il filo del discorso . Comunque premesso questo dico che mi è piaciuto molto anche se non arriva subito ma lascia una coda di pensieri molto sostanziosa. Chiusa l'ultima pagina ho ripensato un bel po' al significato subito pensavo che il bianco fosse morto sotto il treno e fosse di fronte al giudizio divino . Bianco e nero, vita morte, credere o non credere , due personaggi che non hanno nome proprio perché sono due mondi contrapposti luce e assenza di luce .

Ho letto il terzo quasi un'anno dopo aver letto i primi due . È stato un bel viaggio i personaggi sono stati così ben caratterizzati che mi mancheranno molto persino quelli meno positivi diventano familiari . Secondo me il miglior murakami .

Una testimonianza dolorosissima del dolore . Il dolore più grande quello per la perdita di un figlio . Tutto testimonia lo stato di confusione che pervade un genitore che perde un figlio . La confusione nella scrittura anche il cambio del tipo di carattere , mescola i ricordi di quell'evento traumatico con poesie citazioni ricordi d'infanzia in questo modo la sensazione che lascia è di estrema disperazione . Un libro che per me è stato molto faticoso perché trasmette al lettore la disperazione assoluta .

L'autrice racconta la sua vita la vita della figlia Daria nata con una grave malformazione al cervello non evidenziata dalle ecografie che la porterà ad essere completamente disabile . Ma non solo parlerà anche della sua di malattia il timore che l'ha portata alla morte pochi mesi fa .

Un libro doloroso ,sapere di avere un male incurabile e dover lasciare alle cure di altri la figlia disabile dev'essere un dolore immenso

il legame con la propria terra nonostante tutto nonostante la contaminazione , una bella favola commovente e rassicurante un invito a rallentare fermarsi e godersi la natura . Stile semplice e diretto ,mi è piaciuto molto .

Non avevo mai letto nulla di Amelie Nothomb ora vorrei leggere tutto ,in poche righe riesce a spiegare stati d'animo e sensazioni in modo esemplare . L'invidia e le cattive madri sono un po' il centro della storia . Come le esperienze dell'infanzia condizionano la vita è come il carattere di base possa comunque portare a vite diverse . Bellissimo le ultime righe mi hanno fatto letteralmente venire i brividi .